Gli ftalati e il bisfenolo A (BPA) sono sostanze chimiche ampiamente utilizzate che possono influire negativamente sulla salute umana. L’esposizione è costante e può verificarsi attraverso la dieta, compreso il consumo di alimenti trasformati o confezionati (1,5,15,19).
In genere, gli alimenti processati si trovano confezionati in contenitori di plastica. Lo stesso vale per il cibo venduto dalle catene di fast food. Sono sottoposti a molte lavorazioni, confezionamenti e manipolazioni, quindi le persone che consumano frequentemente pasti da fast food o altri alimenti confezionati sono particolarmente esposti ai plastificanti (1,5,15).
Studi condotti in Giappone hanno rilevato che l’uso di guanti monouso in PVC nella preparazione e nel confezionamento dei pasti era una delle principali fonti di assunzione alimentare di DEHP (ftalato) e che la sterilizzazione dei guanti con alcool ne aumentava il passaggio negli alimenti. Lo stesso gruppo di studio ha anche mostrato una diminuzione dei livelli di DEHP nei pasti preparati dopo che il DEHP è stato vietato nei guanti in PVC in Giappone (5).
Uno studio italiano che ha confrontato i livelli di DEHP e ftalato nei pasti scolastici prima e dopo il confezionamento degli alimenti ha rilevato che l’imballaggio aumentava le concentrazioni di ftalati di oltre il 100% (5).
I partecipanti a uno studio con un’elevata assunzione di fast food avevano concentrazioni di ftalati urinari superiori del 20-40% rispetto a quelli che non consumavano fast food (5).
Le donne che consumavano hamburger tre o più volte alla settimana avevano livelli di BPA urinario più alti del 20% rispetto ai consumatori che non consumavano hamburger (5).
Uno studio norvegese ha rilevato che le componenti amidacee di un pasto pronto contribuiscono maggiormente all’assunzione giornaliera di plastificanti stimata. Poiché questi prodotti si trovano all’esterno di alimenti come pizza o burritos, possono entrare maggiormente in contatto con i materiali di imballaggio (7).
Un altro studio condotto nel 2021 ha mostrato che anche se le aziende di fast food hanno imballaggi di carta o cartone, c’è una piccola percentuale di ftalati presenti negli alimenti. Dei 54 campioni di imballaggio testati, 10 campioni non contenevano concentrazioni e di quelli che ne erano presenti, sono state osservate basse concentrazioni. Questi dati indicano che gli ftalati degli imballaggi di carta dei fast food non contribuiscono in modo significativo all’esposizione complessiva dei consumatori (5).